Manca il tempo di conoscere e affezionarsi al nuovo che arriva.
La moda è un mondo dinamico per sua natura, ma ormai i designer cambiano alla velocità della luce: è giusto che sia così?
Andiamo al nocciolo: la faccenda Demeulemeester/de Saint Sernin. Premetto che nessuna delle due parti ha rilasciato dichiarazioni, e quindi non si sa se è lui che ha interrotto o se è l’azienda che ha scelto di non proseguire. Molte nuove leve creative sono state messe alla porta negli ultimi mesi ma almeno qualche collezione sono riusciti a farla. Qui invece ce n’è solo una, che ha sfilato a febbraio a Parigi. Per me non è stata neanche una sfilata epocale, ma ho pensato che potesse essere il primo passo per l’auspicato avvicinamento a una nuova clientela.
Quando era stato annunciato l’arrivo di de Saint Sernin da Demeulemeester, (vuoi saperne di più? Leggi qui) l’azienda aveva affermato che i codici della griffe sarebbero stati modellati sulla visione del designer, la cui figura acquisiva centralità autoriale, e il suo sguardo avrebbe connesso il mondo della designer di Anversa con il nuovo pubblico che sarebbe dovuto arrivare. Tutto perfetto… è quello che è stato fatto, pezzi iconici, molto nudo, nel casting ha prevalso l’estetica tipica del designer però evidentemente qualcosa si è inceppato, e la storia è già finita. Perché? La gonna lunga (iconica del brand) e il microtop con piuma indossati da Hunter Schafer agli Oscar 2023 hanno comunque fatto il giro del web. Sapete che in genere faccio un passo indietro e non sono mai polemica, ma stavolta ho un’obiezione: 5 mesi di lavoro sono veramente troppo pochi per valutare il lavoro creativo di un designer. La prima collezione è un seme buttato nella terra: deve germogliare, crescere, fiorire. Non solo: deve essere coltivato. Siete d’accordo?
Per quelli che non ne sanno molto, due parole su Ludovic de Saint Sernin. Nato a Bruxelles nel 1991 e cresciuto a Parigi, dopo gli studi in fashion design all’ESAA Duperré ha collaborato con diverse maison francesi, tra cui Balmain. Nel 2017 debutta con la sua linea eponima, pensata per boys and girls, con molti pezzi creati senza riferimento di genere, e con l’underwear maschile come uno dei pezzi forti. Non lo conosco personalmente, però l’ estetica è definita e il senso del no gender molto presente: ci sta che sia considerato un nome interessante.
A dicembre 2022 l’annuncio: Ann Demeulemeester (storico marchio di Anversa) lo sceglie come direttore creativo. 5 mesi dopo, il 20 maggio, su Bof arriva anche l’annuncio della sua uscita. Non è l’unico di questa primavera: da Bruno Sialelli di Lanvin al duo creativo di Trussardi, da Rhuigi Villasenor di Bally a Charles de Vilmorin che dopo 4 stagioni è stato salutato da Rochas. Due parole su di lui. Subentrato al lavoro (bellissimo) svolto negli anni (2013-2020) da Alessandro Dell’Acqua, secondo me ha un gran talento nelle stampe e nei colori. L’avevamo conosciuto in lockdown nel 2020 con le sue prime creazioni coloratissime, principalmente attraverso i social: aveva 23 anni. Tempo sei mesi lo ritroviamo come ospite alla Haute Couture Week parigina, subito dopo eccolo entrare da Rochas. Anche qui è stato tutto un po’ veloce, intendo l’esplosione iniziale, il debutto. Forse lui troppo giovane, chissà, ma intanto presiede la giuria 2023 del Festival internazionale del fashion, fotografia e accessori moda di Hyères, a riprova che comunque è amatissimo e coccolato dalla moda francese. Una riflessione: il talento da solo non basta, occorrono esperienza e capacità di comprensione e adattamento. Questo vale anche per i manager. Se un creativo ha il suo mondo ben definito che è lontano dal target o prodotto che si vuole raggiungere… perchè viene scelto?? I gusti e i consumatori cambiano alla velocità della luce, difficile per i manager avere una visione non dico a lunga ma anche solo a medio termine. Forse è il momento di concentrarsi sui professionisti, quelli che, hype a parte, il mestiere lo sanno fare davvero. Tra tutto quello che è successo negli ultimi mesi, sicuramente Sabato De Sarno per Gucci (con le sue esperienze da Prada, Dolce&Gabbana e gli ultimi 13 anni da Valentino) sembra essere la scelta più equilibrata, quella che sta creando aspettative “sane”: molta curiosità e attesa ma senza troppo clamore. Lo vedremo presto: è appena entrato in azienda, il debutto è a settembre, e l’ultimo show di Gucci in Corea è stato ancora realizzato dall’ufficio stile interno. Inutile scegliere designer conosciuti più per hype che per altro. Se lo si fa, poi però vanno sostenuti anche con comunicazione, produzione, sviluppo prodotto e campagne di marketing adeguate. Per i consumatori, o anche solo gli appassionati, sta diventando una fatica anche restare aggiornati… non rischia di diventare tutto un boomerang? Manca il tempo non solo di affezionarsi ma addirittura di conoscere un designer e i suoi codici estetici. Che ne pensate? Scrivetemi anche nei commenti del mio ultimo video su TikTok.

LAST BUT NOT LEAST. Giovedì 25 maggio 9pm farò una LONG LIVE su @letizianews di TikTok con Michele Venturini, che ho conosciuto all’Istituto di moda ITS Machina Lonati di Brescia. Teorico della moda, visionario, divertente, simpaticissimo: vi prometto che sarà una serata di intrattenimento smart, ne avremo di chiacchiere da fare, vi aspetto, segnate in agenda!!
Finisco ringraziandovi: la news letter ha avuto un glow up, tantissimi i nuovi iscritti, che avranno modo di conoscermi meglio visitando il sito sulla piattaforma di Substack e andando a spulciare nelle sezioni archivio e about.
A lunedì prossimo!