I più grandi viaggiatori? Sono gli abiti delle passerelle. I press days, nati per dare la possibilità a stylist e giornalisti di moda di visionare da vicino la collezione, hanno ormai ampliato da tempo la loro funzione. Una volta, diciamo fino a dieci anni fa, sancivano l’inizio di stagione: si faceva prima la riunione di redazione (con cui si stabilivano i temi degli shooting) e poi si andava ai press days per prenotare i capi da inserire nei servizi fotografici. Sì, i vestiti vanno prenotati e anche con molto anticipo, è così che l’ufficio stampa riesce a organizzare la movimentazione dei capi. I pr più bravi erano quelli che riuscivano con certezza e in ogni luogo a mandarti il look e a fartelo scattare … magari anche solo per due ore ma sapevi che sarebbe arrivato. Lo shooting era salvo, e tu stylist, assurdamente felice per quel pacco che ricevevi da Londra sul set di New York e che poi avresti dovuto spedire a un altro stylist su Parigi. Gli abiti che sfilano fanno veramente il giro del mondo.
Progressivamente, diciamo dopo il 2010, la situazione si è fatta più fluida, la la pianificazione dei brand sui magazine ha cominciato, di stagione in stagione, a riservare sorprese e la foliazione della parte editoriale altrettanto, tutto era più fluttuante e il risultato è ormai storia. I press days però sono rimasti lì, incrollabili. Si va a visionare le collezioni ma per i look “ci si sente più avanti” , intanto si scambiano due chiacchiere e si esercita la nobile arte delle pr. Karla Otto, uno dei più importanti uffici stampa di Milano, ha talmente tanti clienti importanti che per il press days deve ormai affittare una location esterna per riuscire a destinare a ognuno dei brand lo spazio adeguato. E progressivamente, ha anche allungato l’orario di questa giornata sempre particolare: per chi arriva tardi, è anche l’occasione per (come direbbe un mio amico pr) bere una sciocchezza. Non realizzando più shooting ma video, per me i press days sono un momento preziosissimo, un’ occasione per riuscire a mostrare e spiegare ai miei utenti la collezione vista da vicino.

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Al press day di Diesel quest’anno mi sono fatta accompagnare da un giovane amico creator, Patrizio Morellato, 23 anni, 3.7 milioni di followers su TikTok e 783k su Instagram. Tanti tiktoker giovani e con tanti followers sono interessati alla moda: un mondo sfavillante fatto (secondo loro) da eventi, feste, sfilate dove male che vada si rimedia in regalo qualche capo di abbigliamento. Sapevo che a Patrizio il brand piaceva moltissimo e mi interessava vedere con lui la collezione, capire cosa ne pensava. Non conosceva Glenn Martens… eresia? Forse, ma solo per noi insider.
A suo tempo, anche Gioele Arreghini (un altro creator italiano) andando in giro insieme per Montenapoleone, mi aveva detto che non sapeva chi fosse Hedi Slimane. A me non stupisce: se non sei studente o studioso è chiaro che fruisci la moda valutandola per quello che offre, cioè vestiti con cui sentirti giusto, e questo non comporta necessariamente la conoscenza di quello che ci sta dietro.
Arrivata all’head quarter di Diesel in zona Tortona finalmente ho visto la collezione: alla sfilata c’ero ma in ritardo e sotto la pioggia mi ero più goduta il party che lo show. Ancora una volta, il lavoro che Glenn Martens fa con il marchio è straordinario. L’estetica è quella, non riserva più sorprese ma è precisa e per un target ben definito, Patrizio Morellato lo rappresenta in pieno. L’ho visto appassionarsi alla cintura con l’aquila (un ripescaggio dagli archivi), al loro classico taglio ampio in fondo dei pantaloni (sono quelli che solitamente lui porta) e ai giubbini di pelle spalmata con effetto craquelé. Il pomeriggio con lui è stato divertente, per il video ha scelto d’istinto degli outfit che gli stavano benissimo. Di base gli è piaciuto tutto e mi ha detto che vorrebbe passare le sue giornate così: che sia un potenziale stylist e ancora non lo sappia? La sua attenzione nel vestirsi, il suo stile super definito così amato dai suoi followers… forse davvero ha lo styling nel cuore ancora da scoprire. Intanto è stata l’occasione per fargli vedere in cosa consiste, a livello tecnico, il lavoro creativo che Glenn Martens fa da un paio d’anni per l’azienda. Tutte le lavorazioni sui tessuti, principalmente il denim ma anche la pelle, che vengono stressati, tagliuzzati, doppiati, “divorati” stampati (il termine tecnico è francese, dévoré) sono straordinari, e anche Patrizio l’ha capito.
Libri da consigliarvi? In LIVE me li chiedete sempre! Digital fashion media di Giulia Rossi. Non ho ancora finito di leggerlo ma, a parte i numerosi refusi (i correttori di bozze non esistono più?) è molto interessante: un’analisi sui cambiamenti dell’editoria dopo la digital revolution e le difficoltà che si ritrovano nel definire ruoli e competenze di questo mondo in continua evoluzione.
Fratelli Una Famiglia Italiana di Santo Versace, edito da Rizzoli. “I rapporti tra fratelli non seguono regole precise. Piuttosto, seguono le onde della vita. Ci si unisce e ci si allontana. Si naviga a vista, calma piatta o mareggiate. Qualcuno che casca fuoribordo e qualcuno che lo riacciuffa”
Amo le biografie, e la storia firmata dal fratello maggiore di Gianni Versace è un libro che sto leggendo volentieri, pagina dopo pagina. Dalla sartoria di mamma Franca a Reggio Calabria agli esordi del creativo Gianni, già outsider in giovinezza, al senso di protezione verso la sorellina minore Donatella, tutto sembra scritto con il cuore.
Settimana scorsa ho saltato una puntata di Letizianews Letter, e non sono riuscita a postare niente su TikTok. In settimana iniziano i miei corsi nelle scuole ( IED e Naba e anche altri istituti), ho voluto concentrarmi principalmente sulla didattica, mi ritrovo a volte a non riuscir a far fronte a tutto: mi scuso dell’assenza.
Giovedì 2 novembre esce anche il Foglio della Moda curato da Fabiana Giacomotti. Nell’inserto dedicato al fashion system che esce ogni mese (tante le penne interessanti) ci sarà anche un mio articolo. A parte questo, è sempre fatto benissimo e con grande accuratezza: cercate un’edicola, ve lo raccomando.
Spero di vedere qualcuno di voi in aula, per tutti gli altri ci ritroviamo qui lunedì prossimo, grazie di aver letto fin qui.