1.275 parole da leggere in 6 minuti. Qui si parla di appuntamenti disattesi, di Sanremo, del Carnevale di Rio, della serie di Balenciaga, di Setchu e di un nuovo libro
Rieccomi, ma ho deciso: non faccio più promesse che non mantengo. Come quella di ritrovarci lunedì prossimo... arriverò quando potrò. Ultimamente sono stata bidonara al 100%, ho avuto altri impegni professionali a cui dare priorità: sono poi quelli che mi permettono di continuare a mantenere Letizianews gratuita. Ho capito di sentirmi più a posto se so di non perdere appuntamenti fissati in precedenza, quindi non aspettatemi… vi cercherò io nelle vostre caselle di posta.
Ora ci sono, dopo la maratona di Sanremo. Un’edizione a mio parere scoppiata, e infatti dai risultati di TikTok risulta essere la più “tante cose” di sempre. In piattaforma l’hastahg #Sanremo2024 ha realizzato il 63% di visualizzazioni in più rispetto all’edizione del 2023. Sul podio Geolier, con oltre 57.000 video creati con “Ip’me, tu p’te”, seguito da Annalisa e Loredana Berté. La vincitrice Angelina Mango, che aveva già un profilo dal 2022, è arrivata a 674k followers.
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Per la prima volta ho ricevuto una critica “aggressiva”sui miei video inerenti ai look di Sanremo. A parte che, chissà perché, sui tanti commenti positivi quello che colpisce il cuore è sempre quello negativo, che altro posso dire? Che i gusti son gusti e, a mali estremi, nessuno obbliga al follow. Non è da me fare commenti caustici acchiappalike…come ho sempre detto, se qualcosa non mi piace non la racconto, scelgo di non creare rumore intorno a ciò che non reputo rilevante. In più sorrido pure molto perché non ho paura delle rughe… e anche di questo fatevene una ragione. A intrattenervi con toni caustici ci sono creator più bravi di me.
Ghali, ti amo e tu devi saperlo. Ti amo per ciò che dici, per come hai cantato in arabo (lingua che mi riporta all’infanzia… ma questa è un’altra faccenda), per la tua storia, per la tua eleganza d’animo. E per l’affetto che ti lega alla tua mamma.
Torniamo a noi. La parata di look sul palco dell’Ariston è la cosa che mi ha appassionato di più e, diciamolo, Mahmood e Ghali sono quelli che danno più soddisfazioni. Sorprendono, meravigliano e tengono la scena. Ogni tanto però faccio fatica a capire come i look scelti dagli stylist possano aiutarmi a definire l’identità dell’artista, sono tutti meravigliosi nello sguardo di una singola serata ma non sempre efficaci in un’ottica di narrazione generale dello stile del talent. Mi sono spiegata? Big Mama, I Santi Francesi, Annalisa e Alfa, hanno avuto invece una coerenza d’immagine dall’inizio alla fine.
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A Rio de Janeiro oggi finisce il Carnevale, impossibile per me dimenticare il viaggio che ho fatto a Natale: energia vibrante e trionfo della body positivity, e complice il caldo, le spiagge e il sole, tutti vivono bene il proprio corpo tra havaianas, shorts e crop top. Diversi designer brasiliani concentrano la loro creatività nel momento importantissimo del Carnevale ma in realtà per le strade tutto comincia a farsi già sentire dai primi di gennaio (e l’ho sperimentato, come potete vedere nel video). Se ci andrete mai, ricordatevi Ohlograma , Gan.sho e Alexia Hentsch: troverete frange, perline e paillettes per entrare subito nello spirito del samba. A parte loro, a Rio esiste anche una sorta di nouvelle vague brasiliana che punta al glamour e all’eleganza, Lenny Niemeyer con i suoi costumi cross body meravigliosi ne è un esempio.
La serie di Disney+ dedicata a Cristobal Balenciaga: qualcuno ancora non l’ha vista? Andate di corsa a farlo, a me è sembrata stupenda. Anche i tempi a volte un po’ lunghi della regia sono coerenti con la discrezione e il garbo che hanno sempre contraddistinto la figura del couturier. La volontà del riserbo (verso le proprie creazioni e verso le proprie clienti) e il bisogno di esclusività sono non solo una sua caratteristica peculiare ma caratterizzano anche il tempo storico che ha vissuto: un argomento per me già affrontato studiando il lavoro delle giornaliste dell’epoca. In un libro dedicato a Maria Pezzi ad esempio, lei racconta la difficoltà di “esportare” sul proprio magazine le creazioni delle maison (non solo di questa), la soluzione era “telefonare” in redazione le descrizioni degli abiti, riprodotte poi dal grafico in figurini per i lettori.
Esclusività: una parola che adesso suona fuori dal tempo ma che ha contraddistinto tutta la Haute Couture degli anni Cinquanta fino a metà dei Sessanta. Il cambiamento è arrivato prepotente con Yves Saint Laurent, che per primo aprì la boutique Rive Gauche dedicata al Prêt-à-Porter. Cristobal, al lavoro da quando aveva 12 anni, non volle e non riuscì ad adeguarsi alla produzione industriale (inconcepibile per lui non lavorare sul corpo delle clienti una a una), e il suo primo e unico esperimento in tal senso (le divise per la prestigiosa Air France) fu secondo lui un disastro: quel modo di lavorare non gli apparteneva. Nel 1968 la maison chiude, viene riacquistata negli anni 80 ma dobbiamo aspettare Nicholas Ghesquière nel 1997 per rivederla sotto i riflettori. Un gran lavoro sulle proporzioni che ritroviamo anche nell’attuale Demna: alla luce del lavoro di Cristobal, entrambi hanno lavorato egregiamente, Demna soprattutto agli inizi: chissà quanto durerà (rumors in giro fanno intendere che il suo corso stia finendo) ma il suo gioco di volumi e di shapes è da leggere come una trasposizione contemporanea dei codici del grande couturier. Per finire, aspetto di sapere cosa ne pensa l’amico/collega docente/storico di moda Michele Venturini ( è stato anche ospite nelle mie live): lui, cultore della maison, definisce sempre Cristobal con l’aggettivo sublime, sarà interessante sapere cosa ne pensa di questa serie televisiva..
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Per i brand piccoli è sempre più complesso andare avanti, hanno bisogno di farsi conoscere ma la loro comunicazione deve avere una strategia veloce e smart. Così Satoshi Kuwata, durante MFW uomo di gennaio ha presentato furbescamente la sua linea Setchu tra una sfilata e l’altra alla Belle Aurore, storico bistrot milanese. Vincitore 2023 dell’ LVMH Prize merita di essere conosciuto sempre di più per la sua progettazione interessante su forme e tessuti (in un’intervista a Vogue aveva dichiarato di cercarli sempre in esclusiva). Lo spazio piccolissimo è stato efficace, perchè i modelli erano in mezzo a noi e si poteva vedere tutto da vicino nei minimi dettagli, e lo styling eccellente di Tanya Jones, ex collega di D e uber stylist della piazza milanese, ha fatto il resto.
Panorama of Contemporary Italian fashion Photography, nuovo libro da suggerirvi! Il progetto è del fotografo Pablo Arroyo, che insieme a Paolo Giangiulio e a una squadra di ricercatori, ha creato un archivio fotografico dei professionisti di moda italiani contemporanei. Quasi 3 anni di lavoro, 440 pagine e 380 immagini per offrire uno sguardo “enciclopedico” su quella che è la fotografia di moda in Italia adesso.
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